Review - Benvenuti al Sud

E' il film-sorpresa, ma neanche troppo della stagione cinematografica italiana. La cosa sembra molto comprensibile, in relazione a vari fattori. In primis, un'Italia orientata verso il disimpegno. Non c'è più commedia romantica o dramma intenso che tenga. Il target generale di massa è completamente assuefatto dalla commedia vera e propria, tradizione del nostro sistema. Ma il film sta funzionando a meraviglia per un altro motivo: la volontà di trasmettere allo spettatore un'immagine positiva di integrazione e di amicizia, in un paese che sembra, per dichiarazioni fuori luogo un pò ovunque sui mass media, dominato dall'odio in genere, verso minoranze e da una sorta di cesura nei confini tra il Nord e il Sud, a cui aggiungere la presenza di un mezzo televisivo dominato da notizie negative e macabre, a fronte di richieste ben diverse di una parte "sana" della popolazione. Infine, è il passaparola l'arma vincente di un film che aumenta gli incassi, dal primo al secondo weekend, caso unico, più che raro, e si avvia ad entrare nel podio dei film più visti nel Belpaese. A ciò aggiungetevi, che si tratta di un remake, che odora di rifacimento-copia letterale, del campione di incassi "Giù al Nord", film francese campione di incassi. Peccato che, in tutto questo, scarseggi qualcosa di realmente sopraffino. Molte battute del film e soprattutto la prima parte hanno la loro carica di divertimento. Aggiungo che si tratta di un esempio intelligente e non volgare di commedia, che fa riemergere i tratti locali con sistematicità (e aiutano tanto Siani, per Napoli, che Bisio-Finocchiaro, lombardi con tanto di pedigree). Molte sequenze, seppur contestualizzate in un altro ambito, sono copia dell'originale francese e compare, all'inizio del film, un personaggio famigliare per chi ha divorato la pellicola d'oltralpe, che gioca, nella versione madrelingua, su un forte ibrido linguistico (meno imponente da noi). Anche la Lodovini si mostra all'altezza e unisce bellezza mediterranea a impeccabile eleganza (era già nei film-omaggio al giornalista Siani, "Fortapasc"). Ad un certo punto, la melassa arriva a complicare il tutto. Il film diventa una sorta di fiction, il tagliente e realistico confronto prende la strada dei "tarallucci e vino", ovvero della ricomposizione famigliare con tanto di "lacrime" estirpate dal modello estero. E le cose si fanno opprimenti e ripetitive. Peccato. Miniero potrebbe cercare di indurire la narrazione, nel prossimo film e far emergere anche una sorta di perfidia, alla Guadagnino, almeno per un tratto del prossimo e già annunciato "Benvenuti al Nord". Detto questo, si tratta, nekl caso di "Benvenuti al Sud", di un film godibile, perfettamente in linea con il nostro sistema attuale e in grado di raccontare una storia, banale, ma anche necessaria per staccare la spina.

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