London River

Questo film, diretto da Rachid Bouchareb, che aveva già ricevuto elogi per "Indigenes", arriva con un ritardo assurdo nel nostro Paese. Eppure, è un dramma individuale insolito, ben scritto, accurata suggestione di reperti televisivi e storie di integrazione razziale. Gli attentati di Londra 2005 fanno da sfondo a singole tragedie, e nelle singole tragedie sono colpiti uomini e donne di tutti i tipi. "London River" ha il merito di diversificare e di accettare le singole voci, di intravedere nella società non delle "caste" chiuse nè delle corporazioni legate da qualche vincolo specifico, ma degli individui, diversi dalla loro appartenenza ad un certo gruppo, che appare fuorviante e semplicistica, riduttiva della singola volontà. E' un inno all'integrazione, uno smascheramento del pregiudizio. Il regista parte dalla constatazione che nel mondo esistono precise categorie stigmatizzate. Ma arriva a capovolgere la distanza della diversità e l'identificazione a priori contrapponendole alla comunanza del destino umano. E nel dolore, sentimento comune a tutti noi, trova il superamento della differenza. Un uomo perde un figlio che non ha mai potuto crescere, una donna perde la giovane figlia da tempo lontana. L'uomo è musulmano, la donna inglese. Gli attentati hanno lasciato un cuore che ha tranciato le vite di tutti. E, proprio nella sofferenza, nel vagare senza meta, nella possibilità di trovare un nesso che leghi vite così diverse, quasi a ricostruire un rapporto mediato dall'amore che i figli provavano in maniera vicendevole l'uno per l'altra, nell'attesa snervante, due persone trovano la forza di sopravvivere. Ognuno per la sua strada, ma comunque ognuno parte dolorosa ma insieme ricordo di affetto indiretto dell'altro. Bouchareb non carica nè enfatizza. Il suo è un racconto lineare, che sfrutta la razionalità per emozionare, ma che non si propone di far piangere, quanto più cerca di portare alla riflessione senza patetismi facili. La sua forza sta nella misura, e la misura sta nella semplice lettura delle cose che uniscono gli uomini e non di quelle che li separano. L'umanità appare "vittima" delle stesse gioie e degli stessi dolori. Un pamphlet civile, con una bravissima Brenda Blethyn.

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