Delusione per eccellenza, per uno dei film più insulsi del 2010. Il cast, con Sally Hawkins in gran spolvero dopo Mike Leigh, di nuovo protagonista, ci aveva colpito positivamente. Stephen Burke poteva essere la ventata tradizional-chic british capace di unire atmosfere caustiche a spunti cinici, ma la penna dell'anche regista è in grado di macchiare tutto, anche i pochissimi momenti che si salvano. E' un film che non ha cognizione di causa, una sorta di matrimonio intrecciato che scivola nella minima credibilità, pur cercando di mantenere una certa serietà. E' una banalizzazione sfrontata e di bassa lega, roba che il Curtis meno ispirato (anche con il brutto "Love actually") avrebbe scartato e gettato nel cestino delle sceneggiature pietose. La storia ha dei personaggi in eccedenza, è un continuo di gag "strafatte", strutturata con lentezza e priva di ogni forma di modernità. Più che un film, è un non film, ma ancora più proficuamente è l'insieme di tante scenette messe assieme con degli attori talvolta bellocci, talvolta no, che sono diretti come burattini e non credono in quello che fanno, talmente è assurdo e stanco, per non dire vecchio. Si annoiano da soli sulla scena e dei loro personaggi non resta che un ricordo così vago, che domani saremo pronti a sostituirli con un qualsiasi personaggio da soap del pomeriggio. L'analisi psicoogica è la stessa, sebbene gli interpreti siano più validi. E Sally Hawkins non fa nemmeno il minimo per essere tenuta in considerazione con le prove future.
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