"Four Lions" è un lavoro compiuto e riuscito. Se ora dovessi scegliere la commedia rappresentativa del 2010, "Four Lions" sarebbe anche il vero gioiellino, forse uno dei pochi esempi di black-cinema dell'anno. Ma la definzione di commedia è limitativa e snatura il significato di un film che gioca con l'antifrasi con coraggio e coerenza. E' incredibile come ogni battuta sia assolutamente al contempo legata allo spettro del terrorismo e, di contrappasso, ne offra una visione affine alla parodia. Ma senza ricorrere alla demenzialità, puntando sulla stupidità/inettitudine dei personaggi, che sono tanto irreali nella loro follia quanto reali nel confronto con la realtà. Il bozzetto lascia spazio alla dissertazione umortistica, ma l'umorismo oltrepassa la soglia della semplice riflessione e diventa un misto di grottesco e macabro gioco della morte. "Four Lions", tramite la rappresentazione di un mondo stupido, che agisce senza cognizione (ma non in modo banale), è una riflessione deflagrante ed un film cattivo e crudo, per nulla sospeso nella ricerca dell''accordo finale di pacificazione, anzi splendido quadro irrisolto di conflitti ideologici, mai sorti per un problema reale della società (i terroristi non hanno nulla a che vedere con il vero mondo islamico e sono molto amici degli occidentali, e c'è addirittura chi nel gruppo ritiene opportuno far saltare in aria una moschea), ma semplicemente frutto della stupidità massmediatica con la facile identificazione di ragazzi un pò banalotti. "Four Lions" riesce a fare di "Zohan" uno specchietto per le allodole e a diventare un cult alla Iannucci, con una carica perversa e malata (e per questo esilarante) che solo Chris Morris, regista del film, poteva permettersi.
Commenti
Posta un commento