Capolavori- "Election" su studio universal alle 21,00



Magna pars dell’irriverenza studentesca, la commedia acida, dal sapore
aspro e dalla sottile lamina tagliente, rasenta il ritratto generazionale più
vivo e più reale. Inventiva a go-go, fatta di tagli, sovrapposizioni, grottesche
riprese di macchina, nell’impulsività di un’originale firma registica al suo
apogeo (Payne irrompe con il talento del cavallo di razza; le tappe
successive della sua carriera lo rendono così minimalista dal tramutarsi in
un assopito equino attempato, soprammobile sbiadito e cencioso). Una
trama pretesto per immergersi nel mondo dell’high school americano, in cui
la competizione, malsana e scorretta, accompagna la vita di teenager
eterogenei e deliranti, il tutto vivisezionato e calibrato dagli occhi spiritati e
gonfiati (scena madre di rara finezza) di un bizzarro professore. Amato,
apparentemente senza eccessi, in realtà sedizioso uomo insoddisfatto e
volubile che ricopre il ruolo di salace scorretto, truccando le elezioni
studentesche, vero campanello d’allarme per scolari in cerca di visibilità e
successo, cercando di frenare l’ascesa della biondina del caso, proiettata
verso grandi, assolati, promettenti lidi. Complice la perfetta
caratterizzazione dei personaggi, per i quali, indiscutibilmente, si prova una
spiccata simpatia, privati di quei tanto forzati giudizi di valore che,
solitamente, li rendono aleatori esseri irreali tendenti all’immobilismo
introspettivo, il copione si anima, si velocizza e, voracemente, divora, in un
batter d’occhio, storie parallele sinergiche ed estremamente sintomatiche
dell’universo di realtà esistenziali e comportamentali che viaggiano sui
binari della vita del singolo. Irresistibile il visino con le smorfie da
bambolina della Witherspoon, che si intestardisce nel vivere una vita
corredata da ambizioni via via crescenti e che, con il sudore, riesce a
spiccare il volo. Broderick ricama i tratti del docente, ossessionato
dall’abnorme personalità di una così minuta fanciulla, contraddittorio ma
spassoso esempio di debolezza, uomo comune nella scissione emozionale e
sentimentale. Election si conferma come uno spedito film autorale di rara
immediatezza. Cool, certamente, ma accompagnato da calibrato mestiere,
come si evince dall’impostazione temporaneamente retrodatata della
narrazione e dai continui passaggi di prospettiva, con il pregio di non
accogliere un unico punto di vista, ma di mescolarli, lasciando
l’interpretazione al gusto dello spettatore. Il risultato è una pluralità
polifonica di ruoli, che vanno al di là del confronto tra l’arrivista sognatrice
ed il falso buonista (che, tra l’altro, tradisce la moglie con la donna del suo
miglior amico) ed è evidente come da una fusione poco filtrata di”tipi"
eccentrici non nasca un unico protagonista della storia. Broderick incarna,
forse, il personaggio più instabile di tutti: insegna cos’è l’etica e la morale,
ed infrange, contemporaneamente, in ambiti differenti, l’una e l’altra; in un
attimo diventa un pazzoide, agisce in maniera nevrotica ed assurda, spinto
da chissà quale ossessione nel fagocitare la vittoria di un somaro e pompato
campione di football, un po’ appannato nel comprendonio, e mandando a
monte una famiglia all’apparenza felice.
Il suo è il personaggio vincente di una black comedy sottovalutata ma
meritevole.

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