Stasera in tv su SkyCinemaMania alle 21,00 Chicago



Un deserto di piume di struzzo, boa roboanti dal movimento sottile, caschetto rotondo di una raffinata chioma nero corvino o marrone scurissimo, o in perfetta piega da cabaret, angelici riccioloni composti. Le labbra paiono, ben colorate voler provocare. Sono due donne fetish e poco rassicuranti, illuminate da luci giallastre, rossastre o scolpite nel can can di nero. Le loro ombre danzano sensualissime e rapaci. I costumi di scena scolpiscono i corpi pomposi, lo stacco di gambe da far paura di Velma,la femme fatale, le spalle lattee di Roxie, la "ragazza della porta accanto"; menage di guepiere invitanti. Torna la Chicago, con la C in neretto, degli anni ’20-’30, e diventa simbolo di un peccato che si può espiare, di una colpa che va esibita con destrezza, creando sottotrame testuali che si accompagnano a momenti musicali, dove l’omicida è una celebrità, la mosca nera di cui scoprire i particolari più intimi, assaporare le letture di diari, gustare lo scandalo fino ad invaghirsene, a comprarne cimeli, ad immaginarsi ed a scomporsi in aneddoti, che la stampa, con la complicità dell’ars sacra del penalista con cappello di feltro che smuove la realtà come fosse un cocktail di soda e ginger, rende prove di una legittima difesa che è solo una copertura del crimine di cui queste donne sono accusate: l'eliminazione dei mariti. Bob Marshall al suo meglio, grandi numeri alla Busby Berkeley , ottime interpretazioni (su tuute la Jones), ma alla fine se il musical è rinato lo si deve a "Moulin Rouge", dieci gradini sopra.

Commenti