Post semiserio - Cosa resterà di questi Festival di Venezia? 2009

 Chi è? Chiedetelo a Venezia!

I Festival sono un luogo di scambio intellettuale e di proliferazione artistica in ogni forma. Qual è il contatto tra una mostra cinefila e il mondo degli ingranaggi cinematografici del nostro paese? E qual è il criterio di selezione dei film presentati alla mostra che giungono nelle nostre sale? Un dato di fatto evidente è che un numero congruo di film selezionati per la categoria maggiore, "in concorso", senza tener presente le diverse diramazioni in continuo cambiamento di nomenclatura (Giornate degli Autori, Orizzonti e un mucchio di eventi fuori concorso, oltrea a specifiche sezioni che compiaono ad anni alterni, senza cognizione di causa), non arriva mai al cinema, a volte nemmeno in dvd, diventando un "missing-movie". In modo schematico, vediamo, per la sezione principale, con qualche eccezione, quali sono appunto i possibili criteri di selezione di un'opera nell'ambito distributivo e nelle scelte commerciali. Partiamo dal 2009.

Sono usciti nelle sale tutti e quattro i film italiani:
Baarià di Tornatore, presentato come il "Nuovo Cinema Paradiso" del regista, ha avuto una visibilità mostruosa. Prodotto da Medusa, e con sovraesposizione televisiva (con tanto di dichiarazione del Presidente del Consiglio che gridava al capolavoro, anche forse perchè Medusa è di casa), nonchè una spesa da capogiro, il film ha incassato poco più di dieci milioni di euro. E' un risulato non pienamente soddisfacente, rispetto al budget e alle previsioni. Scelto come rappresentante agli Oscar per l'Italia, è stato snobbato e relegato ad una visibilità soprattutto nazionale.
"Il grande sogno" di Michele Placido è stato inserito nella bolgia politica della polemica sessantottina. A dire il vero, è stato proprio lo stesso Placido a non smorzare i toni, cercando (e lo fa ripetutamente a Venezia, vedi il caso di "Ovunque sei" o la presentazione con dichiarazione preventiva per l'imminente "Vallanzasca) di trovare un appiglio mediatico indiretto (anche le dimensioni degli organi genitali di un attore fanno notizia). Il film, con un cast molto commerciale, da Argento a Scamarcio, passando per Jasmine Trinca, che dopo un quasi decennio di carriera riceve il premio Mastroianni (altro passaggio strumentale) per Migliore Promessa, è stato snobbato da critica e pubblico, con un botteghino misero, di poco superiore ai tre milioni di euro.
Deludenti anche gli altri due film, "La doppia ora" che ha visto premiare la Rappoport per una storia finto indipendente con un apprezzamento eccessivo ma non l'appoggio del boxoffice (circa 800.000 euro) e "Lo spazio bianco" di Francesca Comencini (sotto il milione) che ha portato al Lido Margherita Buy nei panni di Margherita Buy neui panni di un'insegnante che si chiama Margherita.
E' uscito nelle sale il Leone d'Oro, "Lebanon", risultato modesto al botteghino, soprattutto per il premio accordato (un film del genere sarebbe rimasto nel cassetto senza il Leone, va detto). Di gran lunga superiore il riscontro di "Soul Kitchen" di Akin. Il film, non ha seguito la scia della presentazione immediata al pubblico, ma è uscito in sala, dopo aver ricevuto moti elogi, nel Gennaio 2010. La cosa ha aiutato la promozione. Akin, inoltre, è un nome autoriale molto amato in Italia e il suo tono, da commedia con elementi culinari, ha avuto un impatto forte su un pubblico curioso ma stanco dei soliti drammi autoriali. Quasi un milione e 800.000 euro sono il buon bottino.
Nonostante la Coppa Volpi ad un grande Colin Firth, e le nomination all'Oscar, l'esordio patinato dello stilista Tom Ford nell'adattamento di "A single man" ha interessato meno del previsto. Poco più di un milione di euro. La distribuzione della coraggiosa Archibald, è stata buona, così come ben calibrata la data di uscita. Il film è apparso troppo malinconico e struggente ( a ragione). E la cosa non ha aiutato.
Molto peggio Herzog, presente alla mostra con due titoli in concorso, il commerciale "Il cattivo tenente" con un Nicolas Cage in ottima forma, sorta di sequel del film di Abel Ferrara, e lo stralunato e lynchiano "My Son, My Son, What Have Ye Done" in uscita dopo un anno dalla presentazione (con un risultato che sarà pessimo), il 10 settembre 2010. Herzog sta al commercio quanto Michel Bay sta all'autoriale.
Ancora flop. E' l'anno di "Michael Moore" che smonta il sistema capitalistico, divenendo la sua prima vittima. E così che il documentario "Capitalsm: A love story" diventa un fiasco nel nostro paese e arranca anche negli Stati Uniti. Il boom politico del personaggio è venuto meno, e con ossequi eccessivi ad Obama, Michael Moore si trova tagliato fuori dalla solita polemica e fa flop. Più discusso "Lourdes", il film di Jessica Hausner (grazie a chi mi ha corretto), che ha avuto una grande attenzione critica (devo vederlo) ma un riscontro commerciale basso, sui 300.000 euro. E Solondz non è una celebrità in Italia, perciò i suoi incassi risibili sono accettabili, nell'ottica del cinema che propone (che ha un riscontro cinefilo-di cassetta) non indifferente. Il suo film si chiama "Perdona e Dimentica" ed è nella nostra whish-list.
Risibile ( e non solo per la faccia da pagliaccio di Castellitto) il riscontro di Rivette con "Questioni di punti di vista", un pò meglio "The road" con Charlize Theron e Viggo Mortensen, sopra il milione di euro.
Anche accettabile il risultato dell'iraniano "Donne senza uomini", circa 300.000 mila Euro. La casa distributrice ringrazia la Santanchè per la pubblicità gratuita (giacchè mette il becco nella questione con una capacità di resistenza ammirevole, LOL).
Non sono usciti (e non usciranno mai) al cinema:
-"Mr. Nobody" di Jaco Van Dormael. Grande cast, da Diane Kruger a Jared Leto, da Sarah Polley a Rhiys Ifans, ma storia ipercomplessa inadatta al cinema.
-"White material" di Claire Denis, che recensirò presto, non troppo adulata come al solito, con Isabelle Huppert (e se un nome francese ci può essere, perchè fa esotico, due nomi nel cartellone pubblicitario significano insuccesso, nelle "teorie segrete" dei distributori italiani).
-"Persécution" di Patrice Chéreau. Buon cast, anche noto, così come il regista, film ossessivo, ma il vero motivo resta sempre quello (troppi nomi francesi).
-"Prince of Tears" di Yonfan. Non lasciatevi influenzare dal titolo, è solo per la versione internazionale. Il regista ignoro chi sia, il film è un pamphlet sull'amore a Taiwan, a quanto pare tanto bello da vedere quanto ripetitivo. Anche in questo caso la nazionalità (con il peso limitato a Venezia) inficia una seria distribuzione italiana. Che, per non smentirsi, non ha preso minimamente in considerazione il film.
-"The Traveller" di Ahmed Maher, film storico-poetico Egiziano di cui si è parlato solo per la presenza di Omar Sharif. Oltre al fatto che potrebbe benssimo sostituire una delle fiction in costume Rai. E io che ero convinto che gli Egiziani volessero girare una nuova versione della "Mummia" con Brendan Fraser con i soldi ricavati dal successo, potrò dormire sogni tranquilli.
-"Survival of the Dead" di Romero che gira un film horror (ma và!). Le cose della vita. C'è chi nasce regista, e chi nasce regista di horror. Al primo la gloria, al secondo la cassetta, se è fortunato.
-"Tetsuo the Bullet Man" di Tsukamoto. Con grande sincerità, ignoravo i primi due capitoli. Li ignoro tuttora. So che il cognome del regista potrebbe alludere all'eccessivo dispendio di benzina delle moto di ultima generazione. Almeno credo.
-"Accident" di Pou-Soi Cheang
-"Between Two Worlds" di Vimukthi Jayasundara
-"Lola" di Brillante Mendoza
Questi ultimi tre erano impresentabili per evidente impossibilità degli addetti nel leggere correttamente i nomi.

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