Il film indipendente del 2009, diretto dall'esordiente Oren Moverman, è un colpo al cuore. Risulta molto difficile dare una valutazione obiettiva. In primis la pellicola non è esente da difetti. In primo luogo, spirito nazionalista a parte, la sceneggiatura di Alessandro Camon, primo Italiano a ricevere una nomination all'Oscar per la categoria, e del regista, ha qualcosa che non quadra del tutto. E il problema non sta nella sfumatura, quanto nell'idiozia di alcune scelte. Nella seconda parte del film, i due soldati che giocano a farsi la guerra dietro le auto, ubriachi, così come la tensione pre-dichiarazione al matrimonio della ex del Sergente Will sono scelte farlocche e forzate che sminuiscono un'ossatura tutt'altro che banale e soprattutto rendono vano il carattere deflagrante del soggetto. Di guerra non vediamo nemmeno uno scontro, è tutto nella mente e nei racconti di chi l'ha vissuta. E' qualcosa difficile da mandar giù, ma soprattutto è qualcosa che emerge pian piano, alla fine, quando tutto è chiaro. Proprio le ultime sequenze sono i punti nevralgici del film, capaci di enfatizzarne i caratteri emotivi, facendo in modo che raggiungano l'apice. Così come il Capitano tony stone scoppia in lacrime, tale non può che essere il nostro atteggiamento. Il film ha un merito non da poco. Il vero miglior cast di insieme della passata stagione è qui: se Harrelson è bravissimo, Ben Foster lo è di più. Si aggiungano Samantha Morton, piccola attrice di grande spessore e Jena Malone, una futura star. E Steve Buscemi è in gamba come al solito. l'unito (grosso, per chi vi scrive) sta proprio nella incapacità dello sceneggiatore di determinare situazioni di interazione credibili tra i protagonsiti. A volte si respira un eccesso di zelo nel costruire gli spostamenti, arrivando a stupire, ma anche a far emergere il carattere teatrale dell'opera. Il film non aspira al realismo, anzi, per un soggetto del genere, sfiora con la sua struttura la "poesia del soldato", senza implicazioni politiche in primo piano.
Il film indipendente del 2009, diretto dall'esordiente Oren Moverman, è un colpo al cuore. Risulta molto difficile dare una valutazione obiettiva. In primis la pellicola non è esente da difetti. In primo luogo, spirito nazionalista a parte, la sceneggiatura di Alessandro Camon, primo Italiano a ricevere una nomination all'Oscar per la categoria, e del regista, ha qualcosa che non quadra del tutto. E il problema non sta nella sfumatura, quanto nell'idiozia di alcune scelte. Nella seconda parte del film, i due soldati che giocano a farsi la guerra dietro le auto, ubriachi, così come la tensione pre-dichiarazione al matrimonio della ex del Sergente Will sono scelte farlocche e forzate che sminuiscono un'ossatura tutt'altro che banale e soprattutto rendono vano il carattere deflagrante del soggetto. Di guerra non vediamo nemmeno uno scontro, è tutto nella mente e nei racconti di chi l'ha vissuta. E' qualcosa difficile da mandar giù, ma soprattutto è qualcosa che emerge pian piano, alla fine, quando tutto è chiaro. Proprio le ultime sequenze sono i punti nevralgici del film, capaci di enfatizzarne i caratteri emotivi, facendo in modo che raggiungano l'apice. Così come il Capitano tony stone scoppia in lacrime, tale non può che essere il nostro atteggiamento. Il film ha un merito non da poco. Il vero miglior cast di insieme della passata stagione è qui: se Harrelson è bravissimo, Ben Foster lo è di più. Si aggiungano Samantha Morton, piccola attrice di grande spessore e Jena Malone, una futura star. E Steve Buscemi è in gamba come al solito. l'unito (grosso, per chi vi scrive) sta proprio nella incapacità dello sceneggiatore di determinare situazioni di interazione credibili tra i protagonsiti. A volte si respira un eccesso di zelo nel costruire gli spostamenti, arrivando a stupire, ma anche a far emergere il carattere teatrale dell'opera. Il film non aspira al realismo, anzi, per un soggetto del genere, sfiora con la sua struttura la "poesia del soldato", senza implicazioni politiche in primo piano.
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