La nudità-sessualità al cinema


Anni 70' Parte Prima The golden Age of Porno

In primo luogo, gli anni '70 vedono non solo uno sdoganamento ma una proliferazione della nudità e della sessualità. Dal "sex-explotation", quasi ovunque in decadenza, nasce l'hardcore vero e proprio. E' il mondo del porno, con espliciti atti sessuali a conquistare la massa, o meglio un numero congruo di persone con precisi target di riferimento. I sexy-shop sono arricchiti dai movie-boots, cabine apposite per la visione. Non c'è una fiimografia completa, a volte si trasmettono semplici pezzi di girato.

In realtà, c'è una tipologia di film che mette d'accordo pubblico e critica, diventando una breve parentesi destinata ad incidere con imponenza negli anni successivi. Si tratta del "porn-chic". A differenza della visione personale della fase precedente, una forma cinematografica di sessualità esibita pubblicamente si diffonde in una serie di cinema del paese. Il porno, seppur con diversi limiti, arriva alla sala. Va detto che sono due le direttrici di questa tipologia di pellicole: una di massa e una autoriale. La seconda è la vera forma rivoluzionaria del cinema. Uno dei primi esempi è rappresentato dall'opera di Vilgot Sjöman, regista svedese, considerato uno dei padri della rinascita cinematografica nord-europea. E' proprio nel suo "I am curious (Yellow)" del 1967 che si pongono le basi di un cinema nuovo, in un certo senso avanguardista, che mescola verità e finzione e che fa appiglio ad una sensualità accesa. Il film, con protagonsita Lena Nyman, è la storia di una ragazza, ma soprattutto è la storia della gioventù svedese e del rapporto con la società in cui vive. Le scene di nudo, nella versione originaria, erano di 38 minuti totali, con corpi maschili e femminili, ma soprattutto c'erano delle inquadrature di contatti sessuali esplicite. Il film, un successo ai botteghini anche USA, aveva visto l'opposizione ferrea di molte organizzazioni e la sua distribuzione fu possibile con sentenza della Corte Suprema, che lo ritenne non osceno. Il film fa parte di una serie di pseudo-documentari nord-europei.

"I Am Curious (Yellow)" di Vilgot Sjöman













Contemporaneamente, la seconda strada, quella commerciale, ebbe una risonanza soprattutto tra i registi americani. L'hardcore fu aperto ufficialmente da "Mona", nelle sale con successo, a cui si deve il profitto necessario per la realizzazione di "Flash Gordon", del 1974. Il film dello stesso team subì, per volontà del regista, diversi tagli marcatamente sessuali, ma comunque resta una lettura del fumetto molto ammiccante e provocatoria.

"Mona the Virgin Nymph"di Michael Benveniste













Il film del genere commerciale a convincere maggiormente la critica e a riscuotere un successo inatteso (tanto che ne sarà girato un sequel nel 1986) è il primo "harcore-chic" a tematica omosessuale. Si tratta di "Boys in the Sand" di Wakefield Poole con quella che sarà la star del porno Casey Donovan.





Il vero capolavoro imprescindibile del periodo è "Deep Throat" di Gerard Damiano, la "Gola profonda" che ancora oggi scatena entusiasmi e critiche un pò ovunque. La protagonista, Linda Lovelace, è diventata un simbolo, a quanto pare suo malgrado. Il film che va oltre la comune morale del tempo, è un pezzo ben scritto di cinema. Il titolo è un cult che fece rumore molti anni dopo, quando, durante lo scandalo Watergate, divenne il nome dell'informatore segreto, W. Mark Felt, in grado di incastrare Nixon.

Linda Lovelance in "Gola profonda"


Del genere, due sono i cult. Il softcore trova la sua perfetta sintesi in "Emanuelle" di Just Jaeckin, patinato e seduttivo, "chic" nell'accezione più corretta. Non a caso il film ebbe negli Stati Uniti una distribuzione pressochè totale. Ad interpretare la protagonista lasciva Sylvia Kristel, ma il film è un tripudio di raffinatezze. Diverso il caso di "Alice nel paese delle meraviglie" del 1976. I registi di "Flash-Gordon" realizzarono il più grande successo della storia degli "adult-film" con un musical porno ispirato all'opera di Carrol. Il film, non molto riuscito, ebbe un seguito immediato e botteghini alle stelle, anche se, oggi, appare un datato esempio di camp-sex.

Sylvia Kristel in "Emmanuelle"

"Alice in Wonderland" (1976)

Infine, simbolo di questa generazione e dell'ascesa del porno è John Holmes, che riscuote successi e denaro, in una serie di film "cult", partendo da "Johnny Wadd", e diventando un simbolo, riproposto nel bellissimo "Boogie Nights" di Anderson negli anni '90.
John C. Holmes

Commenti