La nudità-sessualità al cinema


"Après le bal" di Melies

Il nudo cinematografico non è recente. Paradossalmente è antico quanto il cinema. In "Après Le Bal", Melies, dall'alto della sua onnivora capacità di porre le tematiche più diverse al centro della sua opera artistica, propose, di spalle, il primo nudo. Siamo nel 1897, e il piccolo film, della duarta di un minuto, ricopre la posizione 128 nell'archivio della Star Films, la casa di produzione gestita da Melies e dal fratello. In realtà il cinema delle origini, così come, in parte, la lanterna magica, introducevano il nudo con una certa costanza. La censura scattò, ma in forma lieve. Se "The Irwing-Rice Kiss", il piccolo girato del 1896, 20 secondi appena di un bacio sulla bocca, ottenne la disapprovazione dei cattolici, "Ispiration" del 1915 presentò un nudo femminile di attrice riconoscibile (si trattava dell'antesignana, allora modella, Audrey Munson, ultracentenaria alla sua dipartita nel 1996) senza destare troppi evidenti malumori. Si trattava di un nudo di ispirazione rinascimentale.



"Inspiration" di George Foster Platt.


Annette Kellerman in "A Daughter of the Gods"di Herbert Brenon

Va detto che la prima attrice che impersonò il mito della donna sexy e crudele, una sorta di femme fatale, fu Theda Bara.


Thelda Bara in "Cleopatra"di Edwards

Tutto il cinema muto è costeggiato da medesime rappresntazioni. Va detto che si tratta pur sempre dell'eccezione e non della normalità di ogni pellicola. Ricordiamo la grande Gloria Swanson, a titolo esemplificativo, nel capolavoro di DeMille del 1919 "Male and Female". La Swanson, come saprete, è stata la diva per eccellenza del muto, scomparsa con il doloroso passaggio al sonoro (il tipo di recitazione richiesta era molto diversa, meno espressiva, legata ad un copione preciso). La Swanson sarà riabilitata da Billy Wilder nel capolavoro "Viale del Tramonto". Le sue parole sono una sorta di testamento del muto:"io sono ancora grande, è il cinema che è diventato piccolo".


Gloria Swanson in "Male and Female" di DeMille

A partire dal 1927, per motivi vari, rintracciabili non solo nella morale cattolica comune, anche se questa ebbe un peso molto forte, fu elaborato uno strumento di regolamentazione che depurò di ogni scabrosità e impose rigide termini condizionali per l'uscita di un film in sala. Si trattava del Codice Hays, che fino al 1968, invase il cinema e promosse la condotta retta. In realtà, ad averlo approvato, fu l'insieme dei distributori e produttori americani, facendo sviluppare una classe di indipendenti svincolati dal modello imposto (nasce il cinema indie). In realtà, il processo fu difficile da gestire. Molte star ne sono esempio chiaro. Marlene Dietrich (l'abbiamo vista travestita da uomo in "Marocco" baciare una donna ) è androgina, Greta Garbo si travestì da paggio in "Queen Christina" e molte furono le discussioni sul suo conto, rispetto alla reale vita della regina e alle scelte sessuali dell'attrice. Prima della realizzazione del film in questione, la scrittrice, nonchè biografa della regina svedese, Elizabeth Goldsmith, provocò tutti con una giustapposizione sagace (la Regina Cristina aveva a cuore una donna, cosa evidente anche per la Garbo). Il gossip era parte integrante del sistema. La vera sta sexy del tempo fu Jean Harlow, attrice dimenticata troppo spesso o ricordata solo per certi fatti di cronaca, indipendenti dalla sua abilità recitativa. La Harlow, che accettò di essere ritratta nuda, fu emancipata, ma soprattutto fu un'attrice sensuale nella sua naturalezza. Non a caso sarà un modello per la Monroe.

Marlen Dietrich in "Marocco" e Greta Garbo in "Quuen Christina"





Jean Harlow

Mae West è un pò diversa dalle semplici donne sensuali, invece. Prima di tutto perchè più che sensuale era burrosa, poi perchè è stata una donna pensante, come le altre, ma con una dote, quella di scrittura e di facilità al doppiosenso, molto moderna. E' stata una piccola impresaria e ha pagato la sua forza mascolina di imposizione artistica.


In realtà, nonostante il Codice Hays fosse in vigore, le allusioni e la sensualità non mancano. Va detto, che si tratta non di nudità vera e propria, nè di esasperazione del corpo, ma di giochi sottili. Certo far passare "Rebecca" per un film noir pare un pò riduttivo per noi. In realtà le complicazioni e le allusioni al morboso rapporto lesbico tra la governante e la padrona sono moderne e così sottili da non essere indagabile dagli uomini di allora. E i baci, seppur vietati, non scompaiono, così come le relazioni non eticamente corrette. Anche "Accadde una notte" di Capra non è esente. "Le mura di Gerico", ovvero il panno che separava i due letti dei due sconosciuti Gable- Clobert non è così invalicabile, ma Capra preferisce optare per una comprensione indiretta e non identificabile e punibile. Per quanto riguarda la sessualità fisica, Rita Hayworth in "Gilda" è l'ennesima sexy-star allineata al sistema. La censura si mosse in molti casi e limitò la creatività dei cineasti. Ma, forse perchè ovattati e limitati, i film di allora appaiono carichi di sensualità e di riferimenti nascosti in modo netto o non chiari al tempo solo per scarse conoscenze in materia.
Il bacio di Ingrid Bergman e Bogart in "Casablanca"


Rita Hayworth in "Gilda"

A domani per la seconda parte.

Commenti

  1. si è evoluto nel corso dell'ultimo secolo in modo che oggi non esistano barriere

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