La nudità-sessualità al cinema Parte Terza Anni '60

Gli anni '60 corrispondono ad uno sdogamento delle tematiche sessuali al cinema. Si parte, alla fine dei cinquanta e all'inizio del nuovo decennio, con dei cambiamenti evidenti. Otto Premininger, che aveva oltrepassato più volte i limiti del "noir" sin da "Vertigine", e che aveva sconvolto i puritani con Dorothy Dandridge disinibita in "Carmen Jones" nell 1954, subì una forte opposizione al suo legal "Anatomia di un omicidio", in cui per la prima volta si usavano temini giudicati impropri come "sperma", "penetrazione", fino al più famoso "mutandine".

Dorothy Dandridge e Harry Belafonte in "Carmen Jones"



Era il 1959 e di lì a poco anche Billy Wilder avrebbe seguito più marcatamente la strada del riferimento sessuale. Nel 1957, la Monroe, come detto, era la sciocca vicina di casa di un uomo appassito con moglie e figlio lontani, in "Quando la moglie è in vacanza", nella torrida estate newyorkese, ma Wilder marcò maggiormente la vena comica-sociale su tali argomenti in "A qualcuno piace caldo", in cui fu sdoganato, ai fini narrativi, il travestitismo con storica allusione finale ("Nessuno è perfetto") nel 1959. "L'appartamento" dell'anno successivo presentò una relazione extraconiugale tra il datore di lavoro e una segretaria, arrivando a creare un preciso "luogo del peccato" e ad inscenare un "quasi-sucidio", grazie all'ottima collaborazione/interazione tra Jack Lemmon e Shirley McLaine. La stessa coppia funziona a meraviglia nell'anticonformista "Irma la dolce" in cui la figura della prostituta di strada perde le sue valenze negative per essere inserita in un racconto divertito e umano.



















Marylin Monroe in "Quando la moglie è in vacanza" di Wilder













Tony Curtis, Jack Lemmon e Marylin Monroe in "A qualcuno piace caldo" di Billy Wilder














Jack Lemmon e Shirley McLaine nell"Appartamento" di Billy Wilder


















Shirley McLaine in "Irma la dolce" di Billy Wilder

Va detto, che i riferimenti sessuali spaziono tutti i generi cinematografici. Dagli anni '30, negli Stati Uniti, era nato un genere non facilmente etichettabile, oggi definito nella sua totalità "Explotation". Le sue declinazioni sono molteplici e si riferiscono ad un circuito indipendente, quello dei "grindhouses", locali appositi dove proiettare questa tipologia di film (li ricorda Tarantino che di B-movies se ne intende). Il primo ambito fu il Nudist Film, ovvero i documentari "educativi" girati dalle associazioni nudiste (che non erano proibite dallo Stato), che risultavano essere dei compendi sul corpo femminile in tutta la sua interezza. Ma la mescolanza dei linguaggi cinematografici è una caratteristica di questa fase. Pensiamo a "Maniac" del 1934, in cui si passa da immagini attinenti alla sessualità all'horror vero e proprio.



















"Maniac" di Dwain Esper

Tra i Nudistfilms degli anni '50-'60 ricordiamo "Garden of Eden" di Max Nosseck e "The naked Venus" di Ulmer


























Alla fine degli anni cinquanta, precisamente nel 1959, nasce, nell'ambito dell'Explotation, il "Sexplotation", che avrà diverse declinazioni nella storia del cinema successiva. Il primo film in cui il nudo diventa parte integrante per motivazioni diverse da quelle "educative" dei film nudisti, è "The immoral Mr.Tease", un film di piccoli episodi che usa la sessualità femminile in modo divertito. Dirige Russ Meyer.













Russ Meyer divenne un vero simbolo nel panorama del tempo. Ricordiamo, di questa fase, il primo caso di violenza sessuale nel film "Lorna" con Lorna Maitland. Si trattava di un'opera piuttosto ambigua, oggi chiaramente (e meritatamente) improponibile sul grande circuito, in cui il regista mette le mani avanti nel prologo, evitando ogni accondiscenza verso tali situazioni.

In realtà, questi film furono dei successi al botteghino, ma già durante gli anni '60 furono oggetto di feroci critiche da parte delle comunità religiose. Negli anni '70 il genere era tamontato per diventare hardcore vero e proprio. Anche in Italia i film "explotation" trovano una corrispondenza nel ruolo autoriale di Tinto Brass, che comunque media tra i diversi generi.



Negli anni '60, è il cinema ufficiale che interagisce con il mondo della sessualità. Kubrick è un pò l'elemento di raccordo geniale. "Spartacus", film in cui il regista fu un ripiego ad Anthony Mann, è l'inzio. In particolare, la scena tra Crasso e Antonino, con lo slang "snails and oysters" è una chiara allusione alla bisessualità. Ma la carica morbosa è piuttosto eclatante, anche se sublimata, in "Lolita", dal romanzo di Nabokov, del 1962 con un Peter Sellers grandioso, e una relazione complessa tra un professore e un'alunna adolescente. Grande coraggio, e per certi versi un Kubrick che è meno diretto di altri casi.















Sue Lyon in "Lolita" di Kubrick

Il primo nudo sullo schermo in un film del circuito commerciale è assegnato a Thelma Oliver, attrice di colore, nel film di Sidney Lumet, "L'uomo del banco dei pegni" del 1965, storia di un ebreo scampato alla Shoah che lavora come usurario di un club di prostitute ad Harlem. In realtà, Il codice Hays non colpì e fu evitata la censura, perchè la scena, carica di tensione e disperazione, era funzionale alla narrazione. Nonostante ciò, le organizzazioni religiose boicottarono il film. Precedentemente, scandoloso fu il trattamento riservato a "Peeping Tom" di Michael Powell, con un nudo femminile, che distrusse carriere, per il cocente "moralismo" di critici inaffidabili.


Thelma Oliver in "L'uomo del banco dei pegni" di Lumet.







Va detto che l'evoluzione della morale, portò cambiamenti più netti in Europa, dove Michelangelo Antonioni diresse "Blow-Up" in cui il voyeurismo tematico interagiva con un nudo frontale di Jane Birkin.



Il cinema era in fase di cambiamento. Così il vecchio Codice Hays fu sostituito da una nuova normativa, facente capo ai sei colossi produttivi americani, e rispondente ai cambiamenti sociali. Il primo film che passò fu "Chi ha paura di Virginia Woolf?", seppur con qualche taglio, e con l'indicazione "consigliato ad un pubblico adulto". Era il 1966 e la sceneggiatura indagava su caratteri complessi e sessualmente "variegati". L'anno successivo, Mike Nichols propose "Il laureato", storia scomoda della gioventù del tempo, in cui un ragazzo laureato intrallacciava una relazione con una disinibita donna più grande di lui, pur uscendo con la figlia di lei.
Un grande Dustin Hoffman, una splendida Anne Bancroft.


Anne Bancroft e Dustin Hoffman nel "Laureato" di Mike Nichols


Nel 1968, un cult del genere, misto ad elementi fantastici, "Barbarella" di Roger Vadim, interpretato da una Jane Fonda giovane che volteggia nuda nell'assenza di gravità.

Jane Fonda in "Barbarella" di Roger Vadim

Altro cult del tempo è "Faster, Pussycat!Kill!Kill!" del mito Russ Meyer, con Tura Satana star per un "Charlie's Angels" del sesso.




Il cinema integra del tutto la componente sessuale e la approfondisce nell'età d'oro del porno degli anni '70.

Commenti