The King's Speech










"The King's speech" è il nuovo film di Tom Hooper dopo "Il maledetto United" e il cinema british si affida alla competenza della narrazione storica che perde il suo carico televisivo, o che, comunque, fa dello stile televisivo non un deterrente ma un vantaggio nel modo di gestire la comunicazione sul grande schermo. Tom Hooper continua un pò ciò che Stephen Frears sta realizzando da anni. Si documenta, inserisce con precisione i simboli eventi storici, opta per la dimensione privata, mai inscindibile da quella pubblica e sceglie un personaggio rappresentativo. In questo caso fa diventare Giorgio VI un uomo e ne definisce paure e problematiche (la balbuzie curata da Lionel Logue, interpretato da Geoffrey Rush) e dimensione personale. Una sorta di prequel di "The queen-La regina" di Frears appunti, giacchè Giorgio VI è stato il padre di Elisabetta II. Il cinema inglese, spesso, sviluppa una dimensione storiografica. E questa è la sua grande peculiarità, ma anche la sua condanna alla ripetizione. Certo che Colin Firth punta in alto con un personaggio tanto sfumato, così come Hooper. alla musica Desplat, alla sceneggiatura non Peter Morgan ( che nel genere ci sguazza e ha collaborato sia con Frears che con Hooper) ma David Seidler, forse troppo televisivo. Nel cast, la coprotagonista è Helena Bonham Carter, in forte ascesa. Nelle foto piccole, il vero Re e il confronto diretto tra il personaggio e la persona vera.

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