Capolavori "Still Life"


"Still Life" è lo splendido film di Jia Zhang-ke, vincitore a Venezia nel 2006. E' un viaggio nella realtà e oltre la realtà. E' un viaggio che porta in Cina, ma rimando agli elementi naturali. E' poesia. Un breve commento.

Il fruscio di un fiume scrosciante, il cielo biancastro, qualche uccello, un
battello dirimpetto ad un altro; per un attimo l’immobilismo, poi a direzione
contraria; denti gialli, il gioco delle carte, un uomo gareggia con un altro
con la forza del suo braccio, nastrini gialli di una ninfetta e un fermacapelli
violaceo di una ninfa già sbocciata, il fumo di sigarette offerte, vaporoso,
con una mosca che nel vento ronza, mentre si acquieta la lettiga colorata di
un morto, sotto i sassi della distruzione, ed un cellulare squilla da lontano,
da vicino, da troppo vicino; l’altro è muto…
L’incomunicabilità delle nuove tecnologie.
I bimbi guardano verso la telecamera come sguardi del
voyeurismo e dell’immagine di grandezza della Cina dei nostri giorni,
alcuni, più cresciuti, cantano con voce soffiata: "ti amo come i topi amano il
riso"…la magia di un mangiafuoco o di un trucco magico: nella
disperazione della ricerca, l’inspiegabile non si cerca di attingere, è
inesprimibile il senso di un Ufo che , piattello, volteggia biancastro e livido
nel cielo, immagine di un amore che vola via o di un mondo che discute e
non vuole essere partecipe della società dove le
vite contano come i fili d’erba. Il
modello occidentale si aggiunge ed è imperante. Non è facile vedere città che si cancellano
sotto un brodo d’acqua, casupole un tempo, di mistico sapore, nei pressi
dell’antica Fengjie.
Una giornata di massacrante lavoro a pochi yuan, minatore o “scultore” delle
nature morte di villaggi decadenti, quando si erge, dall’altra parte del fiume
Yangtze, nella zona, un verticalismo che spinge l’uomo verso i tetti del
mondo, non verso Dio, a cui neanche si crede, mentre schegge, pezzi,
rattoppi di rottame sono gettati giù. L’uomo, povero o borghese (infermiera)
è il piccolo essere che rovista tra le sue rovine, in un’inquadratura che
rimpicciolisce il senso della vita al movimento di un qualsiasi cane, che
appare, nell’immagine successiva, beffa della condizione di uomo. Gli
uomini sono dei cani più esperti, uomini destinati a costruire la nuova
Babele, la grandiosa Diga delle Tre Gole, manifesto ideologico di Mao.
Il piccone sbatte, in un’overture che in ogni luogo aperto
all’eco risuona come il messaggio sonoro di un rito antico; si apre il
capitolo della donna dello Shanxi, le cui cascate appaiono dietro una
banconota. Un marito ricercato…una sedicenne chiede dove trovare
lavoro…è l’imbruttimento dell’adolescenza slegata da un aiuto genitoriale.
Orologi appesi ad un filo: il tempo passa in modo lineare e non c’è altra
possibilità, per esempio meditativa o ricreativa, di scandirlo. Nell’ultimo
capitolo “Toffee”, una caramella, “coniglio bianco” fa ripartire una storia;
dalle piccole cose nascono i grandi sentimenti. Un trapezista su una corda:
la vita è una corda che può essere spezzata, per alcuni, per altri
ricompattarsi, ma viverla significa rifuggire il mondo e cercarne un altro,
più adeguato, o accettare l’oca vicino al tavolino, il mozzicone corroso, le
rughe della propria moglie comprata, il thermos floreale. Come un liquore
(“Liquor”), la vita può ubriacarci di gioia o di dolore o lasciarci impassibili.

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