Oggi in Tv Lussuria Seduzione e Tradimento

Su Rai 3 alle 23,00

Leone d’oro ostracizzato a Venezia. “Lussuria” è un dipinto dalle superficie leggermente rialzata, quasi come se fosse un artefatto immagine che tenta ad uscire dal suo quadro, un origami cesellato alla perfezione, un frammento fotografico profondamente stilizzato, una ripresa cinematografica ad ampia veduta, lineare, paesaggistica ( nel ricordo delle spettacolari sequenze disegnatrici di un inumidito e vasto campo, all’alba e al crepuscolo, nel riuscito “Ragione e Sentimento”). E’ uno spettacolo visivo, uditivo (“Casta Diva” nella soundtrack), tattile (per un conturbante, penetrante, gioco di corpi che si animano, si incrociano, si modellano, assumendo posizioni orgiastiche di Kamasutriana memoria, in un vibrar di cuori che è rapporto incisivo “carnefice-vittima”. Ang Lee vibra di un estetismo finissimo, non dimentico del minimo e accurato particolare-sfumatura in una Shangai che vive il discordante prezzo del lusso sfarzoso e della straziante povertà (file per il cibo); imbrunisce una casa dalle soffuse abat-jour, disegna modellini di abiti dal taglio snello e aderente, a collo alto, senza maniche (nuove versioni del qipao), impreziosisce donne bellissime dai malandrini occhi a mandorla di cappellini retrò, lascia intravedere macchie di rossetto scuro di labbra piccole e gonfie che si posano su eleganti tazzine da sakè, abbellisce mani, dita con unghie decorate, fa sfilare calze che paiono di seta. Il tocco estetico, minimalista, rasenta la perfezione, con una citazione voluta di film minori dei 40s statunitensi,con la divina Ingrid Bergman, e numerosi poster di pellicole con l’elegante modello di Cary Grant, a cui sembra ispirarsi, brillantina tra i capelli, il traditore della patria cinese Mr Yee, un Tony Leung più passionale e meno amabile del solito, con una carica sanguigna e una bruta forza fisica che, alla fine, rasentano il drammatico ribrezzo. La presenza dell’attore-idolo ed un tono volutamente giocato sulla dinamica amorosa sembrano, nelle quasi tre ore del film, echeggiare atmosfere, seppur labili, che ci riportano, inermi e quasi addormentati, nelle finezze, talvolta fini a sé stesse, di Wong Kar-Wai, il cui cinema rappresenta un tentativo di cambiamento e innovazione generazionale, di gran lunga molto diverso dal tipico stile tradizionale dell’Oscar Ang Lee, il quale ambienta un melodramma inerente le sacche di resistenza all’oppressione e all’occupazione giapponese della Cina, utilizzando la forma che è tipica del mondo anglosassone. Lussuria” ci insegna che il fascino unico che la Cina esercita può essere paragonato all’attrazione tra i sessi. La Cina è l’Altro che l’Occidente deve incontrare”(Simon Leys).

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