La cena dei Cretini



Francis Veber un film lo fa male, un film lo fa bene. Un pò come il condizionatore di questi tempi. Se sei ad una certa distanza è piacevole e rinfrescante. Se sei vicino e sudaticcio, il mal di testa è in agguato. E la "cena dei cretini" è per definizione il suo film più divertente e caustico. Ed è il suo capolavoro, un classico della commedia anni '90, costruito con cura, argomentato con precisione e soprattutto con dei personaggi che si ispirano al modello surrealista, scritti come se fossero "Stanlio & Olio" catapultati nel mondo della cattiveria gratuita e della psicopatologia applicata. I quattro personaggi che vedete nella foto superiore sono tutti inconsapevoli cretini. Un pò come noi. E così quella che doveva essere una cena in cui sghignazzare delle idiozie del panciuto Pignot, come consuetudine delle classi più altolocate, si trasforma in un'umiliazione dei protagonisti maschili, che, l'uno dopo l'altro, sono coinvolti in peripezie spiacevoli che mostrano lati di sè stessi e della propria vita quanto più lontani da quello che credevano di essere. Il Signor Brochant è un editore e ha la cinicità nel volto e nei modi. Ma è anche una mezza calzetta, un evasore, uno pseudo-donnaiolo, un probabile cornuto, abbandonato, suo malgrado, dalla moglie in seduta stante. Just LeBlanc è il vecchio amico di Brochant, ma è anche il vecchio compagno di suo moglie. E, sotto sotto, gode enormente delle disgrazie che fanno precipitare la casa nel caos. Lucien Cheval è un ossessivo del lavoro, un perseguitore sadico di ricchi evasori, un finto modesto, ma non sa di essere il vero cornuto della casa. E quella che doveva essere la "cena del cretino", altrove e con altra compagnia, diventa la "cena di cretini". E Pignot, personaggiotipo di Veber, nella sua assoluta stupidità, è di un'intelligenza spiccata, che precipita nella cretineria per occultare una vita di amarezze. E così la sequenza più bella è quella più amara, in cui Pignot scopre di essere stato invitato per essere messo alla berlina, e, prima di cadere di nuovo nella confusione e quindi nella stupidità, reagisce come un signore al giudizio e fa emergere, senza patetismi, la sua condizione di infelicità, proponendosi di salvare il suo perseguitore dalla sua stessa sorte. Forse non riuscendoci, ma con la bontà di chi è stupido solo per non guardare il mondo, ancora più stupido di lui. Il reamake americano, con Steve Carrell e Paul Rudd, è in uscita in queste settimane negli United States ("Dinner for Schmucks" il titolo). Forse farà divertire, ma il sarcasmo non è americano ma europeo.

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