Clip di film Italiani brutti - Una sola domanda: Perchè?




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I film Italiani? Un pò arduo parlare di cinematografia Italiana a tutto tondo. Dagli anni ottanta in poi, il cinema italiano diventa appendice della televisione, commerciale in primo luogo. Nascono generi nuovi. Negli anni '70, le commedie-sexy avevano tracciato una strada precisa. Nella loro semplificazione a canovacci, basati sull'improvvisazione, il cinema-sexy è stato un cinema necessario per far incarnare nell'arte una forma di divertimento nuova, adatta alla nuova società. I film di serie-B avevano una matrice precisa, foriera di mutamenti sociali. A distanza di anni, quei film, come ha giustamente analizzato Tarantino, sono dei cult, dei piccoli film che, pur non essendo veri classici, tantomeno capolavori, riflettono uno specchio di società con perizia di stile e capacità di analisi, grossolana ma definita. Dagli anni '80 in poi, la tv commerciale è un fiorire di cinema-sexy. La donna diventa oggetto da mostrare e la tv pubblica si adegua al mercato, arrivando al parossismo di essere, per certi versi, peggiore della Tv commerciale. La televisione, in genere, diventa il fulcro della casa, dei suoi conflitti, delle sue morbosità. Le star del cinema italiano scompaiono, quelle straniere vengono risucchiate nel gossip televisivo. E' così che, appena accennando all'ultimo film di George Clooney, ci si concentra sul fidanzamento con la Canalis. E' così che la Bruni diventa l'amata di Sarkozy invece che la nuova Musa di Woody Allen. La mitizzazione delle star è stata una caratteristica da sempre del sistema dello spettacolo. Ma, tramite la nascita di un nuovo linguaggio televisivo dominante, si è creato quel legame vizioso tra il mondo del piccolo schermo e quello del grande schermo. Per varie ragioni. In primo luogo, in Italia, non esiste una diversificazione della carriera attoriale. Non parlo del dualismo attore di teatro-attore di cinema, ormai incompatibile agli occhi del sitema commerciale. Mi riferisco, parzialmente, alla comune partecipazione di attori di cinema a fiction italiane, della Tv di stato e non. Il tipo di prodotto, che pone le sue basi neii vecchi melò, è logoro e logora chi vi partecipa. Al massimo è possibile optare per i film Tv, brevi, di ispirazione americana (pensiamo alla HBO) e non a lunga serialità. In questo caso, l'attore di cinema rischia di diventare personaggio definito, non mutevole. E' una maledizione che chiunque paga, prima o poi. Ma non è questo il vero problema del cinema nazionale. Il problema è il suo legame alla televisione, per altri versi. Le soubrette, da anni, diventano attrici. Le veline diventano attrici (per non parlare delle veline, annunciatrici, meteorine, che diventano politiche). I reduci dai reality diventano attori. In Italia non c'è rispetto per i ruoli. Questo non significa che nessuno può scegliere la propria strada, bensì che, per farlo, deve mostrare un minimo di rispetto/credibilità del ruolo, lavoro e fatica. E' come se un medico divenisse tale senza sapere cosa sia una malattia di base. E allora potrà imparare con il tempo, ma diventare specialista noto è quantomai improbabile. Ogni carriera si costruisce, non si crea di punto in bianco. Oltre al problema della professionalità, la televisione è anche omaggio dovuto ad un certo tipo di cinema. Con difficoltà vedrete Mazzacurati o Crialese o Sorrentino negli studi di Porta a Porta. Più probabile che vediate il cast del cinepanettone, del film di Veronesi o di Verdone. Ancora più probabile che, a parlar di cinema, ci sia un politico e che a parlar di politica ci sia un attore. Da questo tipo di società non potevano che nascere questi film, che non corrispondono all'intera cinematografia italiana, ma ne danno un'immagine poco allettante. Detto questo, pare giusto portare avanti una ripartizione dei fondi statali a sostegno del cinema con criteri nuovi. Ma, con tutto il rispetto per ministri, politici, produttori, sarebbe auspicabile che a dare un incentivo sia una commissione di cineasti stranieri, legati al cinema italiano e suoi profondi conoscitori, ma non coinvolti nelle solite presunte beghe di amicizie e varie. Trasparenza e soprattutto rivalutazione del cinema all'estero, da presentare ai Festival e soprattutto da pensare come qualcosa che non rimandi solo alla nostra società catalizzata dalla televisione, ma corrisponda ad un ritorno ai fasti del passato. Di autori non ne mancano, tantomeno di attori e tecnici, manca probabilmente una destinazione di un certo cinema. E se accanto ai prodotti televisivo-cinematografici, si investisse su un altro cinema, il nostro DNA sarebbe già predisposto alla manifestazione artistica, per anni e anni di incessante sviluppo culturale del "BelPaese".

Commenti

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