I duellanti

Il primo film di Ridley Scott è probabilmente il suo lavoro di genere più riuscito. A parte "Blade Runner". Per il resto l'intera filmografia del regista è una ripetizione di una costante (il piglio dei film) in una moltitudine di generi e sottogeneri. In attesa dell'uscita, oggi, di Robin Hood, trascorso qualche anno dal sopravvalutato "Gladiatore", un peplum con moltissimi difetti e solo qualche pregio (l'interpretazione di Joaquin Phoenix), vi proponiamo un abbozzo della sua opera prima, premiata in quanto tale, con una giuria presieduta da Roberto Rosselini, a Cannes. E oggi "Robin Hood" è il film che inaugura la kermesse. Fuori concorso, ovviamente. "I duellanti" rappresenta l'animo giovanile e l'aspirazione artistica più genuina e compatta del regista. L'esordio lascia il segno perchè si punta alla formulazione di uno stile proprio e personale, con elementi anche formali, cromatici soprattutto, di grande respiro e il ricorso ad un'epicità non molto accennata, interiore, in ombra rispetto alla sua componente enfatica degli ultimi lungometraggi. E' un film completamente immerso nel suo tempo, nella sua natura, splendidamente fotografata, nel suo lignaggio, altolocato, nei suoi valori, come il duello, irrazionali. Ma soprattutto, come detto, è un'opera che non si dimentica di definire il minimo particolare visivo  nella costruzione delle sequenze. D'altronde non c'è un inutile uso degli effetti speciali, nè un frustrante e reiterato "mondo laccato". Il ritratto dela Francia Napoleonica e Reazionaria, poi, colta,  in un tempo definito molto breve, di quindici anni, attraverso la scansione reiterata dei duelli tra i due protagonisti, è vivido e sentito, l'immagine costruzione funzionale alla storia. Un pò come il Barry Lyndon di Kubrick, il film parte da un presupposto realista che aiuta molto la recitazione nella fase di rodaggio. L'intero set, interno ed esterno, si adatta completamente al contesto e il cast è immerso completamento nella vita del personaggio. Ma i caratteri principali assumono sfumature più complesse e "moderne"  solamente tramite una lettura interpretativa inedita, in particolare di Keith Carradine e Harvey Keitel, che riescono a dare una lettura meno stereotipata del modello cavalleresco,  ignoto (ma d'altronde i romanzi dell'epoca insistono sull'importanza dell'onore) all'ultima fase del mondo occidentale e civile, ma consuetudine altrove (e in Italia il delitto d'onore era legge, si veda Germi). Insomma "I duellanti" è un'opera giovane, ma anche il documento iniziale, il manifesto di Ridley Scott, perso nella strada di Hollywood e del blockbuster. Prima di andare a vedere "Robin Hood" vi consiglio di recuperare il film.

Commenti

  1. Oh, sì che l'ho visto... i due anti divi americani (io ho un debole per H Keitel!) danno al concetto di cavalleria un impeto quasi furioso, una vivacità inedita!
    Ho letto anche il libro di Conrad, ma dopo..attirata proprio dall'aver visto il film.
    Sull'onore e germi, credo che ti riferisca specialmente a film eccezionali come 'sedotta e abbandonata', e 'divorzio all'italiana'...
    Fra poco andrò a vedere il famoso Robin Hood, facendo uno strappo alle mie abitudini... terrò presenti questo e altri film di Scott :) Ciao!

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