Capolavori-Ossessione

Il ciclo capolavori è inaugurato dal film di introduzione al neorealismo "Ossessione" di Luchino Visconti. La pellicola, di cui erano state distrutte quasi tutte le copie nel periodo del fascismo, è del 1943 ed è una delle ultime vittime della censura di quegli anni. Perchè censurare "Ossessione"? La prima ragione sta nel potenziamento dell'erotismo, che diventa una traccia continua e in parte devia dall'ottica famigliare tipica di quegli anni. Molti personaggi, quelli più definiti su un piano caratteriale, intrattengono rapporti amorosi o pseudo-tali tra di loro. La relazione padrone-serva (marito-moglie) che intercorre tra Giovanna, la protagonista femminile, e il vecchio Bragagna,è il punto di partenza. Segue la passione amorosa tra il nullatenente Gino Costa, trovatosi per un motivo non chiaramente esplicito nei paraggi, e la stessa donna. Una tipologia di rapporto che appare problematico sin dalla sua impressione nello schermo. I gesti, le espressioni, i movimenti spaziali, l'evidente finzione degli atteggiamenti per mascherare, la stessa oscillazione del corpo in un moto e nell'altro, fanno intendere che è nata un'attrazione. Il rapporto è segnato da un'evoluzione negativa, quando avviene il distacco, per motivi economici, fondamentali per la donna. A questo punto, Gino Costa va ad Ancona e si trova a rapportarsi con un uomo anarchico e ribelle, lo Spagnolo, che è un pò l'espressione della figura dell'omosessuale e che rimane, nella sua gelosia e nel suo successivo allontanarsi senza volgersi indietro all'amico che lo chiama dopo una lita, una figura sfuggente e ambigua. La tensione omaffettiva tra i due personaggi non è stata percepita all'uscita del film, infatti occorrerà arrivare agli anni '60 per una definzione corretta. Infine il rapporto triangolare che lega il buon padrone, la donna afflitta, e l'innamorato senza lavoro, volge alla sua conclusione tragica. Un omicidio d'amore, ma anche un omicidio di ribaltamento alla rassegnazione. Subentra la colpa e Gino e Giovanna si dividono, fin quando appare un'altra donna, che si mantiene come può con gli uomini, attrice, e che fà una comparsa fugace, nella sua ambiguità malinconica e obbligata. La possibilità di un figlio (immaginario?) riaccende gli animi, ma il fumo denso spegne per sempre una vita e ne lascia un'altra disperata. Il film ha come tema il rapporto amoroso, che diventa nel suo peregrinarsi e nella sua intensità, "ossessivo". Ma il carattere del rapporto è di per sè razionale nel nostro mondo, molto meno in un mondo dominato da logiche che impongono di seguire determinati comportamenti. Quindi è proprio dal degrado, dall'imposizione,dalle scelte obbligate, dal pettegolezzo, dalla passione in ultima analisi, che nasce la lunga serie di eventi spiacevoli. Evidente la critica al modello fascista imperante, anche se sottesa. Infatti il film rimase qualche giorno in sala, prima della sua distruzione. "Ossessione" è un film scomodo perchè non è solo un thriller, di quelli alla Billy Wilder (con l'incipit che ricorda "La fiamma del peccato" e non è dato sapersi se vi sia copia da parte di uno e dell'altro, perchè in entrambi i casi, con medesimo testo adattato e stessa datazione, vi erano impossibilità nella conoscenza del lavoro altrui, per lo più in guerra e in paesi diversi), non è solo frutto di un romanzo, targato Cain ("Il postino suona sempre due volte"). E' soprattutto un film che sottintende alla storia una capacità nuova di descrivere la società. Non "realismo poetico" come Renoir, bensì realismo per vie traverse. Non a caso, il film introduce il neorealismo proprio perchè costruisce un ritratto sociale preciso, con l'uso dei set esterni, con il sovrapporsi delle voci e dei rumori, con la scelta di andare a definire i personaggi in un contesto povero o provinciale. Grande il lavoro di Massimo Girotti, compianto Brando-Newman di classe, e dell Calamai, musa dell'interiorità. Ad osservarli sembrano due attori da Actor's studio, che sarebbero piaciuti da morire a Kazan. Mi preme segnalare l'ottima prova, che è un pò un testamento di vita interiore e reale, di Elio Marcuzzo,che morirà poco dopo ucciso, per errore (parola quantomai opinabile) dai partigiani, creduto collaborazionista, quand'ero accanito antifascista. La sorella, leggo, quando ottenne le scuse delle autorità, affermò che non si trattava di errore, ma di orrore. Come darle torto. "Ossessione" sfugge al "neorealismo" successivo perchè sottende e non mostra la realtà. Va detto, che è efficace allo stesso modo, se non di più, nella critica al fascismo. Perchè non crea sogni o incubi, semplicemente li fa rivivere sullo schermo tramite recitazione, regia, musica, storia. E questo si chiama cinema e non documentario. Per questo è precedente alla fine della guerra, non successivo.

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