Trailer Film 2010




"Wild target" è la vera commedia dell'estate. Peccato che vedrà la luce della ribalta solo in Gran Bretagna, nel periodo del solleone. Comprata da Paramount, il film non ha una precisa data di uscita nei cinema americani e esteri. Eppure, il tocco british è assicurato. Tre pietre miliari delle tre generazioni degli attori inglesi. A rappresentare l'ala più anziana, Bill Nighy, seguito dalla generazione di mezzo con Emily Blunt, spigliata e sexy, fino ad arrivare alla fase post-Harry Potter (periodo commerciale dell'anima british) con Ruper Graves che cerca di affrancarsi dal suo passato. "Wild target" inoltre riporta al cinema in un ruolo di villain sopra le righe, Rupert Everett, che corrisponde alla mediazione non solo con Hollywood (come la Blunt) ma anche con l'Europa di genere, a volte trash, a volte camp. Il regista Jonhatan Lynn ha avuto un successo decrescente. Lo ricordiamo per "Mio cugino Vincenzo" con la splendida Marisa Tomei. "Wild target" è una parodia spassosa, tanto nera quanto rosa, un action-comedy divertente e divertito. Da vedere.




Tempo fa al cinema ho visto questo trailer rimanendone colpito. In modo non propriamente positivo. Ad una seconda visione, il film di Lucchetti, unico Italiano a Cannes nella sezione "In concorso", mi sembra molto esaustivo e sfaccettato, nella tradizione dell'autore. In particolare mi colpisce l'approccio di Elio Germano, molto viscerale e animato da una spontaneità vera. Germano è un bravo attore a cui hanno affidato molti ruoli sbagliati. Mi viene in mente "Come Dio comanda", uno dei film che ho meno amato negli ultimi anni, nonostante Filippo Timi. La storia unisce commedia e dramma, amore e distacco, dolore e rinascita, fine e nuova possibilità. Isabella Ragonese è un'attrice fantastica. C'è anche Bova, che, a quanto ho capito, ha sostituito Argentero. E Luca Zingaretti, con un look quantomai falsato e macchiettistico. Vedremo




E' arrivato. La puzza si avverte da lontano. Il film meta-letterario della stagione, meta-romantico, con ambientazioni patinate e un'Italia che sembra girata in studio. Se a dirigerlo c'è Gary Winick, autore di piccoli cult del "neofinzionismo rosa", la cosa risulta più chiara. Si scorge una bionda, lanciatissima, Amanda Seyfried, affiancata da un cast non molto noto, a parte Vanessa Redgrave e Gael Garcia Bernal, con lunga serie di comparse nostrane (che almeno ha un certo peso artistico e sembra essere non elemento accessorio). Rivisitazione, l'ennesima, di un mito romantico per eccellenza, con location irrealistiche e qualche macchietta chiara, il film di Winick è una delle varie pellicole girate quest'anno nel nostro paese. E, forse, l'unica destinata ad una certa affermazione, anche perchè Julia Roberts ha un soggetto assurdo quanto questo e meno commerciale in "Mangia, ama, prega" e "The tourist" dovrebbe uscire l'anno prossimo. Non parliamo di "Somewhere" di Sofia Coppola, che vanta Martina Stella nel cast. Poveri noi.




E' Godard il favorito. Non per la Palma d'oro, perchè il suo film non è in gara nella sezione principale, ma per la capacità di far discutere e impressionare. Godard continua il suo lungo percorso di scarnificazione dello stile cinematografico, con la solita, apparente, mancanza di nesso nella presentazione dell'articolazione di un disegno che sembra avere un leit-motiv unico nel titolo "Film Socialisme". A distanza di decenni dalla nascita della Nouvelle Vague di cui fu uno degli ideatori, e dopo un numero infinito di cambi di rotta artistici, segno di un incessante necessità di stare al passo con i tempi e di non cristallizare lo stile in una banale ripetizione di sè stesso, giungendo ad esiti sperimentali e documentaristici e unendo molte delle componenti correntiste del Novecento, fino ad abbracciare il digitale, Godard è l'uomo che ci avvicina ad un'epoca storica intellettuale di larga portata, senza saccenza. E' un pò l'alter-ego di Resnais, non legato alla sua epoca di appartenenza, quasi emarginato. Godard è stato sempre un fulcro del movimento della "Nouvelle Vague", quindi al centro e mai da solo, con una difficoltà successiva alla fine dello stesso, ai margini di un sistema di cui non condivide i tratti salienti. Come si evince dal titolo. Nel trailer, ad un certo punto, compare la cantautrice Patti Smith.

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