"Vincere" in America

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E' uscito in America "Vincere", ultimo film di Marco Bellocchio, passato a Cannes e approdato con un limitato successo in Italia. Come si può vedere dal link, il numero di recensioni positive è pari alla totalità con una media di 8/10, un risultato eccellente e riservato a pochissime pellicole. Anche in Italia, a parte le esternazioni non ottimali di Mereghetti, e una certa approssimazione in Natalia Aspesi, le critiche sono state benevoli. Il sintetico Maurizio Porro, Lietta Tornabuoni che esalta la regia totalizzante, Valerio Caprara attento alla struttura e alla cifra stilistica. Ma per avere un quadro completo, bisogna guardare alla critica francese. Cahier du Cinéma, la celebre rivista che diede il nome alla Nouvelle Vague, si esprime in modo chiarissimo: "Vincere inventa una poetica storica per i suoi aspetti sinfonici, lirici e politici… Quando gli eccessi melodrammatici e l'audacia formale si accompagnano così, si è vicini a un grande sogno di cinema". E' una definizione così perfetta ed appropriata che non merita altre parole. E' proprio la cifra stilistica che riesce ad interagire e a fondare la storia, il contenuto, grazie a numerose sequenze dei documentari dell'epoca (i famosi cinegiornali) dell'Istituto Luce, a scelte espressioniste che privilegiano i toni scuri, ombrosi, o i colori più intensi nel loro congelamento come il rosso passionale senza sole, all'uso di un montaggio intellettuale o quantomeno dinamico ( i Cahier dicono testualmente:"Un colpo di genio. [….] Il film ha una velocità e una densità che non si sono viste recentemente che nel migliore cinema americano") e alla polifonifia sonora che ha tratti sinistri. La forma determina la sostanza, e la sostanza assume connotazioni emotive pregnanti grazie alla forma. L'angolazione della macchina da presa è indicativa della personalità del Duce e molto spesso si pone in basso accentuandone la fermezza impositiva, la recitazione è magistrale, con un Filippo Timi credibile e una Giovanna Mezzogiorno magnifica. "Vincere" usa la densità stilistica per rendere ammaliante una storia raggelante, sospesa nel tempo e nella storia, nel sogno e nella realtà, nell'emozione e nell'apatheia, nel dolore e nel baratro del dimenticaio. Bellocchio scrive una pagina di cinema, una delle tante del suo cinema, che appassiona i suoi lettori, ma si preferisce sfogliare altre pagine, più rassicuranti, magari siciliane, magari accese di colori, di ricordo, di intreccio famigliare. Anche se il film di Tornatore ha la sua valenza artistica e si avvicina al sole, il "Vincere" di Bellocchio è su un pianeta più vicino alla luna. E la luce lunare è più cinematografica dei raggi accecanti.

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