Fantastic Mr. Fox




Wes Anderson trasporta la sua filosofia cinica e disincantata e la sua profonda complessità stilistica in uno stop-motion animato. Si tratta del'omonimo testo di Roald Dahl. Dahl ha dato la sua quintessenza al cinema. Così, almeno, la pensa Anderson. E non ha torto per due motivi: in primo luogo perchè i suoi testi possono essere facilmente trasposti, in più per quella dote, tipicamente cinematografica, di strutturare una storia compiuta senza sbavature con una descrizione ed un narrazione mai svincolate dall'elemento riflessivo. Ricordate Charlie e la Fabbrica di Cioccolata? Mi riferisco alla versione con Gene Wilder, meno zuccherosa del Tim Burton più macchietta. E' tratto dal suo omonimo libro. E Matilda sei mitica? Danny De Vitto alle prese con la black-comedy. I Gremlins, quei mostriciattoli che hanno invaso i cinema? Tutto opera di Dahl. E molto altro. Anderson sembra essere del tutto avulso dalla poetica di Dahl. Non è così. Infatti, come accade molto spesso, il sottotesto è più importante della trama in sè. In primo luogo, c'è un parallelo di perfetta concatenazione tra il regista e lo scrittore: il topos della famiglia. Una famiglia in cui non necessariamente si vive bene, come in Matilda, povera, che non può offrire molto come in "Willy Wonka", senza genitori come in "James e la Pesca gigante", complessa come in "Fantastic Mr. Fox". In Anderson, il discorso non cambia, anzi si amplifica. Primo film, "I Tenenbaum", famiglia i cui elementi si distinguono per le fobie, i sentimenti repressi, le ossessioni, i rapporti simbiotici. Secondo film, Il treno per il Darjeeling con i tre fratelli Whitman che si ritrovano dopo la morte del padre in un viaggio che sembra non avere senso, nella sua disperata ricerca verso ciò che pende indefinito e che si perde per strada. Terzo film, Rushmore, tra i tre protagonisti, uno studente e due professori, si instaura un rapporto che sembra modellato su basi assimilabili ad un concetto di comunanza. "Fantastic Mr. Fox" è forse il compimento del perfetto rapporto tra i due artisti. Anderson ha un grande talento visivo, evidente in ogni aspetto del film, e conferisce ai personaggi di penna un'immagine di impatto. Articola un discorso semplicistico, rispettando la trama e la fruizione infantile, e delinea un mondo di "diversi". Diversi dagli altri, o meglio, diversi dall'immagine che si vuole trasmettere agli altri. In questo senso esplicativa è la figura del piccolo Ash. Ma c'è di più. E' un mondo di scontro-incontro continuo tra coloro che dimorano nell'albero, coloro che vi sopraggiungono e i tre fattori agricoli. Anche la medesima collaborazione tra animali contro gli uomini è esclusivamente generata da un senso di necessità.
Quando tutto passa ognuno, ogni cellula famigliare, vive per sè. Il film vanta voci di eccezione: Meryl Streep, George Clooney, William Dafoe, Bill Murray, Owen Wilson, Jason Schwartzman. Tecnicamente perfetto, forse è la miglior opera di Anderson. Pollici altissimi per la colonna sonora. Si spera che abbia la meglio su "Up" nella categoria Miglior Film d'Animazione. I due film sono diversi negli scopi e nella poesia. C'è molta più poesia moderna in "Fantastic Mr.Fox" che poesia classica in "Up"

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