la bottega delle meraviglie

"Bastardi senza gloria", di Quentin-pulp-Tarantino, e "A serious man" dei fratelli-black-Coen sono due film agli antipodi, due candele di diversa grandezza. Tali candele, però, sono solcate nella parte superiore, rispettivamente dall'effige di uno scalpo e, nel secondo caso, dal tipico cappello ebraico. Ciò ad intendere che si tratta di lungometraggi altamente caratterizzanti. La cosa che colpisce è l'assoluta permanenza di uno stile definito e definibile, senza congetture varie o analisi complesse. Tarantino e i fratelli Coen sono maestri di regia, di montaggio, ma soprattutto di scrittura. Entrambi celebrano la parola, anche fine a sè stessa, entrambi amano l'eccedere. Cos'è il cinema per Tarantino? In primis è antirealismo, ma poi?E' violenza gratuita? Non propriamente. Si fatica a trovare una risposta. L'intento di "Bastardi senza gloria" differisce dai film precedenti. Tarantino ribalta, a proprio modo, la Storia, in prospettiva denigratoria per i Tedeschi di Hitler, ma dà anche un'altra caratura al film, sostenendo indirettamente la causa degli Ebrei che sembrano usciti da un film western. E' un particolare poco enfatizzato, ma esprime una prospettiva che diverge dall'assoluto qualunquismo precedente a questa fase.I Coen, se si volesse compararli con la letteratura, scivolano tra l'ermestismo e i giochi futuristici, ancorati,d'altro canto, alla tradizione drammaturgica americana. La loro caratteristica primaria è "il non detto", la sospensione parziale di un esito.Accadeva con "Non è un paese per vecchi", accade con "A serious man". A differenza di Tarantino, che pretende di schematizzare oltremisura i suoi film (dal montaggio stile "Quarto potere" di Pulp Fiction alla suddivisione in capitoli di "Bastardi senza gloria"), i Coen mostrano un certo attenersi, salvo casi sporadici, alla linearità narrativa classica. Sono futuristi, perchè, come Tarantino, osano giocare con il cinema e gli spettatori, talvolta lasciandoli incautamente a bocca asciutta, sono ermetici perchè alle loro opere si sottende una filosofia coerente non esplicita, rintracciabile solo per sommi capi in Quentin. Sono amanti del cinema ricambiati con affetto, marchi di garanzia. E soprattutto, sono autori che allo stile aggiungono una precisa poetica, alta o bassa che sia. In questo Tarantino non è ai loro livelli. Entrambi coesistono perfettamente nel cinema odierno, trasformando i loro cult-cool movies in classici. Gli ultimi film sono due candele in cui si accende ancora la luce del Cinema con la C maiuscola. Se Tarantino sfida la Storia, tra esercizio di stile ed ottime interpretazioni (in primis Christopher Waltz e Melanie Laurent), nonchè un primo capitolo antologico (ho appena finito di leggere la sceneggiatura, pubblicata da Bompiani), I Coen fanno un film a bassissimo budget, rielaborano un mondo, quello ebraico, lontano dalla loro realtà e creano qualcosa di unico, tra caso imperante (che ritorna dopo la monetina di "Non è un paese per vecchi") e mancanza di coerenza. Scrissi su "Burn after reading": nel mondo divampa la stupidità. Nella loro ottica aggiungo la violenza e il caso. Michael Stuhlbarg perfetto in bilico tra paure infantili e difficoltà ad interagire con un mondo che gli sembra ostile.























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