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L’assassinio di Jesse James


Immagini arse di nero, di lumi cucite, di rammendi elitari. I colori non sono presenti e pressanti, si fanno tenui, crepuscolari, senza un sole accecante, rosso porpora o arancio, nell’attimo in cui il freddo congela la luce di un sol tono e trasmette il rimando della gradazione del cielo sulla scura superficie di qualche arida distesa, rendendola smunta, disidratata, fioca e lunare, come se quella palla di fuoco fosse, nel suo interno, ghiacciata e rimandasse un raggio morente, su una terra spessa di morte malata. Come in molti hanno osservato, la fotografia sembra di un film di Malick, con qualche accenno a Sokurov e l’uso plastico dei colori, giallo chiaro, chiarissimo, senza volgare espressione, senza l’agitazione folle e l’aggressione di rabbia di un dipinto ambientale odierno, centrifugato in uno specchio di accostamenti arditi, ha un valore spiccatamente strumentale. Fondamentale, a livello estetico, quest’aspetto. Ci ricorda che siamo in un passato ed esprime un verticalismo filosofico, non limitandosi a cogliere la storia, di fatto fedele, ma sublimando l’accentuazione del comportamento ad una precisa, intensissima e perspicace indagine psicologica. Il sole laccato, l’ombra soffusa, gli stacchi della regia, sembrano codificare il passato sotto una luce nuova ed immobilizzano i protagonisti in un ruolo che non comporta revisionismi storici. Robert Ford e Jesse James sono immersi nel loro tempo. L’atmosfera è congestionata, in bilico tra lucidità assoluta e presunta pazzia (il ghigno iniziale di Ford dà una caratura che non appare un elemento disturbante, perché si limita ad un ambito, sottolinea una possibilità che il regista accenna ma non sembra condividere e, per di più, l’inusuale recitazione distaccata dell’ottimo Casey Affleck non perde un briciolo di efficacia, anzi, è proprio dalla sua sete di accettazione, dalla ricerca del successo, dal suo sogno emulativo, che si può comprendere l’iniziale stato di caratterizzazione all’apparenza folle, in realtà solo ossessivo). Giacchè c’è una storia vera, dalla Guerra Civile alle istantanee memorabili di un corpo che riposa morto, il regista, Dominik, non si pone il vacuo obiettivo di scardinare l’acquisizione storica, di fatto accettata al tempo e riportata ovunque, che garantisce l’attribuzione della aggettivazione “codardo” a Robert Ford, limitandosi a non giudicare il tratto umano del fuorilegge assassino Jesse James. Si tratta di un’ identificazione tipicamente umana e la sua ragione si pone in una non facile comprensione. Se volessimo analizzare l’influsso del cristianesimo, il traditore è l’emblema del peccatore, il motivo che causa la morte del Messia, il cui comportamento, e lo notiamo nelle espressioni comuni (“sei un Giuda”!), è stigmatizzato fino all’odio più forte, più greve, tanto più in mancanza di un pentimento pubblico. Le ragioni psicologiche si concentrano in un numero cospicuo di battute in cui si completa, del tutto, l’empatia tra i due protagonisti ed in cui non c’è odio, ma solo una definizione diversa di intenti. La condanna di Ford sembrerebbe essere attenuata solo da un aspetto: è come se Jesse James avesse il presentimento (si veda una scena della prima parte, da un sapore prettamente romanzesco, in cui si accenna ad una dote surnaturale del ladro) di essere ucciso. Per il resto, la codardia della sequenza dell’uccisione, di spalle all’assalitore, ancorché il profondo senso di colpa del fratello Charley (Rockwell bravissimo) con una maschera artistica, su un palco, che diventa reale fino alla tragica conclusione, non consentono una rilettura dell’atto. Film che non ha difetti formali o sostanziali. Si cita, parzialmente, The Great Train Robber, versione del 1903, di Porter, di cui ricordiamo il tableau vivant.


The Great Train Robber, di cui parleremo, con l'inquadratura, avulsa dalla narrazione, interscambiabile all'inizio o alla fine del film.

Ricordiamo la soundtrack firmata Nick Cave: Il senso di alienazione è iniettato nella struttura del film anche passando da una dimensione folk a suoni cupi, pessimisti, fatalisti e sinistri, nella tradizione di Cave.
Si compari:
http://www.youtube.com/watch?v=Si0m1H2Hmqk Nick Cave
http://www.youtube.com/watch?v=1kQBIO-VdQQ Versione Tradizionale
Giudizio numerico: 9/10

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