Incontri - Giuseppe Tornatore



Giuseppe Tornatore sbarca a Salerno, tre anni, a quanto ci dicono, dall'ultima visita. Aula Nicola Cilento, una certa precisione tempistica, ma, motivo indipendente dalla nostra volontà, non si è potuto assistere al primo quarto d'ora. Pienone, qualche ripresa, la lunga schiera dei prof con "rettore ad interim", e le domande degli studenti. Così contorte che neanche un contorsionista le potrebbe disbrigliare, così una uguale all'altra che un neofita potrebbe pensare che il buon Peppino abbia fatto solo i film sulla Sicilia, così vacue e generiche che uno avrebbe potuto inventarsi di sana pianta la risposta. Del resto, non è che io ne sapessi fare di meglio, mai stato un fan di Tornatore e dell'85% del cinema italiano (e anche se ho apprezzato Baarìa, se proprio un film bisognava candidarlo per forza all'Oscar, c'è "Vincere" che è uno delle migliori pellicole italiane degli ultimi 10 anni). Due domande molto azzeccate. Un ragazzo si rivolge con garbo al "maestro" (sue parole, non mie) e accenna alla registrazione della musica, molto spesso di Morricone, in presa diretta, senza aspettare la fase post-produzione tra missaggio e montaggio. E' più interessante la domanda che la risposta. Se la domanda contiene un'informazione per me nuova, la risposta è pertinente ma del tutto privata di aneddoti, appesa nel vuoto generico. L'altra domanda è quella su Ciro Cirillo, assessore campano rapito dalle Brigate Rosse, in relazione al presunto coinvolgimento di Raffaele Cutolo, "Il camorrista" dell'omonimo film, nel rilascio, con l'appoggio statale. Il dualismo Moro/Cirillo è una sottolineatura evidente e Tornatore si lancia nella frase più diretta dell'incontro, quando dice che Moro non aveva "affari" per essere salvato. Entra in ballo la famosa versione di 5 ore mai andata in onda, e ci sarebbe un dialogo molto più forte ed articolato nel confronto con il giudice. In alcuni casi, mi sfugge la necessità della domanda: un signore ha notato che nel passaggio temporale che scandisce le vicende personali riguardanti Bagheria lo squarcio della città è cambiato, con le moto che hanno sostituito il trasporto su asini. Secondo Peppino, era meglio il passato o è meglio oggi? In realtà, il caro signore ha fatto una domanda, mancando di un vero interrogativo, e cercando una risposta che già si dava da solo. Meglio il passato. Ma Tornatore, davanti a tanti giovani, non poteva mostrarsi passatista, nè poteva eccedere nel modernismo di oggi, etichettato come amorale. Quindi la modernità ha portato grandi cose (il suffraggio universale femminile), ma si sono persi i grandi valori di un tempo. Ed il politicamente corretto imperat. Tornatore è l'ala riformista della Sinistra Italiana, ed occupa il suo tempo a creare slogan buonisti stile Obama. La politica non è morale come in passato. Alla luce della deriva berlusconiana, forse ha ragione, ma dall'altra parte non c'è di meglio. E quanto è morale un uomo che si fa finanziare dalla casa di produzione (Medusa, ndr) berlusconiana, solo per esigenze di kolossal e di spesa? Se c'è una Sinistra possibile, non è quella di Tornatore. Riformismo solo a parole. Una ragazza, forse, messa lì per caso, completamente digiuna di cinema all'apparenza, chiede dei colori del cinema di Tornatore. Un lungo sproloquio di risposta, inconsistente. Ogni contrasto è possibile, in ogni contesto, tranne che l'uso di una fotografia laccata per un action, per un thriller, per un noir. E Michael Mann?! Invece di laccata, dice leccata. Ma non è finita. La mia disistima aumenta, a seguito di un'affermazione del tutto infondata. I bei film sono quelli che piacciono al pubblico.Non bisogna celarsi dietro la maschera del "genio incompreso" per chi non ha successo. Con tutto il rispetto, una cosa è avere un distributore come Medusa, in Italia, un'altra Archibold, per esempio. Una cosa è la montatura mediatica dei filmacci italiani, altra è l'elitaria rivista specializzata di cinema. L'arte moderna è impatto, e se c'è impatto televisivo, c'è successo. Si arriva ad una difesa dei cinepanettoni, targati Medusa. A Tornatò, in trappola sei caduto! Bisogna essere soggetti al dominio del mercato, o scovare quello che ci piace, fuori da un mercato che detta ciò che è bello e ciò che non lo è? E l'affermazione di realizzare un film universale, per tutti, nel miglior modo possibile, è saccente e narcisistica. Non è la tua intenzione ciò che suscita l'apprezzamento unanime, l'unamimità non esiste, tanto meno l'universalità. C'è un errore a priori: cercando di creare un film universale, si presuppone che tutti reagiscano allo stesso modo. Fortunatamente, non è così. I sentimenti sono personali, la maggioranza non fa la totalità.


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Lo "schermo"

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